Consumo di Caffeina e progressione a 4 anni della malattia di Parkinson de novo
Un maggiore consumo di Caffeina è stato associato a un ridotto rischio di malattia di Parkinson e a una progressione più benigna dei sintomi motori e non-motori.
Uno studio osservazionale di coorte ha esaminato i correlati motori e non-motori del consumo di Caffeina nella malattia di Parkinson de novo.
Sono stati inclusi 79 pazienti parkinsoniani di nuova diagnosi, naive ai farmaci, e sono stati seguiti per 4 anni.
L'utilizzo totale di Caffeina è stato calcolato mediante il Caffeine Consumption Questionnaire.
Le seguenti variabili di studio sono state registrate al basale e dopo 2 e 4 anni: UPDRS parte III, UPDRS parte IV, dose giornaliera equivalente di L-dopa, NMSQuest ( Non-Motor Symptoms Questionnaire ) e tempo dalla diagnosi di Parkinson alla necessità di trattamento con L-dopa.
Età, sesso e durata della malattia sono stati inclusi come covariate nei modelli statistici.
Il consumo medio giornaliero di Caffeina è stato pari a 296.1 mg.
Il più alto consumo di Caffeina è stato associato a un tasso più basso di inizio del trattamento con L-dopa ( hazard ratio, HR=0.630 ).
Considerando l'intero periodo di studio, ogni tazzina in più al giorno ( 50 mg di Caffeina ) ha avuto più probabilità di essere associata a un punteggio totale UPDRS parte III inferiore di 5 punti ( Coef=-0.01 ), con dose giornaliera equivalente di L-dopa ridotta del 50% ( Coef=-0.01; P=0.021 ), e con punteggio totale NMSQuest inferiore di 5 punti ( Coef=-0.01 ), ma non con il punteggio totale UPDRS parte IV.
In conclusione, il consumo di Caffeina è stato associato a un ridotto accumulo di disabilità motoria e non-motoria durante 4 anni di follow-up nella malattia di Parkinson de novo, mettendo in evidenza il razionale per l'utilizzo di antagonisti del recettore A2A dell'adenosina sin dalle prime fasi della malattia di Parkinson. ( Xagena2016 )
Moccia M et al, Parkinsonism Relat Disord 2016; 32: 116-119
Neuro2016 Med2016
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